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13 giugno del 1799, perché dovremmo essere tutti sanfedisti
 

Servirebbe il revisionismo storico anche per riscrivere il decennio post rivoluzione francese, 1789-1799 (giustizia sommaria, beni confiscati, ruberie di stato, chiese distrutte e incendiate, ostie e reliquie profanate, preti imprigionati e massacrati, suore stuprate e uccise, credenti umiliati e trucidati, in nome degli “immortali” principi di Libertè, Egalitè, Fraternitè , senza dimenticare il genocidio della Vandea), per poter comprendere come le spinte giacobine e massoniche abbiano influenzato gli avvenimenti storici successivi e come continuino a condizionare quelli presenti.
Il giacobinismo, nato dalla volontà di strateghi “illuminati”, è in realtà il risultato di un complotto massonico fondato apparentemente sul culto della Patria, ma che, di fatto, spingeva su ideologie come quella del progresso, dell’uguaglianza astratta e dell’individualismo, sfociate in una vera e propria dittatura di un’élite che, modernamente, viene chiamata “Nuovo Ordine Mondiale”.
Il giacobinismo ( “Societè des amis de la Constitution”, “Società degli amici della Costituzione”) nacque, appunto, a Parigi nel 1789 nell’ex convento domenicano di San Giacomo ( di qui il nome) .

Finto apportatore di ideali di libertà, fraternità ed uguaglianza ha avuto un gran numero di seguaci in Italia che ricordiamo, per mano di Napoleone (il vero ideatore del vessillo italiano tricolore), si concretizzò nella costituzione delle 4 Repubbliche Sorelle -Cispadana, Cisalpina, Romana e Partenopea- assoggettate completamente all’esercito francese, che assorbiva terre e denaro da inviare in Francia per risanarne i debiti.

Si assiste, così,come ci ricorda Benedetto Croce in “Storia del Regno di Napoli” ad un radicale cambiamento: dall’attività massonica speculativa si va verso l’attività politica con la trasformazione delle Logge in centri di aggregazione dei Giacobini: «…gli ingegni napoletani… sul cadere del Settecento, primi in Italia, cioè fin dal 1792, … si misero in corrispondenza con le società patriottiche francesi, e i più giovani e ardenti riformarono le loro Logge massoniche in club giacobini…»


Ricordiamo brevemente di come quindi, preparato il terreno, le truppe francesi entrano a Napoli e istituiscono ( con la complicità “illuminata” della borghesia e dei nobili napoletani), la Repubblica Napoletana, conosciuta anche come Repubblica Partenopea.

Nata per l’idealismo di pochi borghesi e nobili fintamente illuminati ma nella realtà meschini traditori dei Borbone e di tutto il popolo napolitano e lontana dai bisogni di quest’ultimo, resiste solo pochi mesi, infatti, il 13 giugno del 1799, grazie alla rivolta che partì dalla Calabria guidata dal Cardinale Ruffo e dai lazzari napoletani (cautamente appoggiati idealmente anche da Ugo Foscolo, nei suoi “Commentari” ) cessò questa nuova e poco amata forma costituzionale che cercò di soppiantare con l’inganno la monarchia dei Borbone.

I repubblicani giacobini si resero colpevoli anche dell’uccisione di 60mila sudditi napoletani , vittime mai ricordate dalle Istituzioni sorde, impegnate invece a commemorare le 122 impiccagioni a Napoli, che si susseguirono ininterrottamente da giugno a settembre,più altre centinaia nel resto del Regno, di traditori tra i quali la nobile Pimentel De Fonseca, Francesco Caracciolo, Domenico Cirillo, “vittime” della giustificata ritorsione dei Borbone, peraltro realmente addolorati per aver dovuto porre fine all’esistenza di coloro i quali credeva amici.

Una nota folkloristica e religiosa che è interessante conoscere: Sant’Antonio prese, solo per un breve periodo (dal 1799 al 1814), il posto di San Gennaro come Patrono nel cuore dei Napoletani accusato  di essere “nu Sant Giacubino” in quanto “consentì” il miracolo della liquefazione del sangue anche dinanzi al nemico francese.Il giorno dopo la proclamazione della Repubblica partenopea il generale francese giacobino lestamente fece esporre a voler testimoniare la benedizione del patrono sul “cambio di guardia tra Reame e Repubblica.

Ma quanto incise, dunque, il giacobinismo durante le fasi del Risorgimento e dopo?

Secondo gli accordi scaturiti dal Congresso di Vienna del 1814 si ripristinò l’Antico Regime cancellando di fatto tutte le conseguenze della Rivoluzione francese e del regime napoleonico, “la Lombardia e l’antica Repubblica di Venezia divennero province dell’Impero asburgico, mentre il Granducato di Toscana e i ducati di Parma e Modena vennero assegnati ai membri della dinastia asburgica. Lo Stato pontificio con le Legazioni fu restituito a papa Pio VII, che rientrò a Roma fra le ovazioni dei popoli della penisola. Nel Mezzogiorno, nel Regno di Napoli e in  Sicilia ritornò Ferdinando IV, che assunse il nome di Ferdinando I, re delle Due Sicilie. Sia il Papa, che addirittura concesse all’Austria di mantenere una guarnigione a Ferrara, sia i sovrani dei ducati della Toscana e di Napoli confidavano nella protezione austriaca. Solo il Piemonte, ingranditosi con la Liguria, restò autonomo dalla influenza austriaca, con la solita funzione di Stato Cuscinetto tra la Francia e l’Austria. Questa Restaurazione però per colpa anche di pesanti restrizioni imposte dalle vecchie Monarchie non spense le fiammelle repubblicane di un giacobinismo mai sopito che invece, come ricorda Antonio Gramsci dalle sue bellissime lettere dal carcere, fu un modo tutto borghese di fare politica, “sinonimo di politico settario ed elitario in senso deteriore” che introdusse una forte spinta laicista, anticattolica e totalitaria” e che innescò, per colpa di quelle ideologie malate, l’insana regola di ordire complotti e strategie subdole per il raggiungimento ad ogni costo del Nuovo Ordine Mondiale.
Oggi come allora che in quel contesto storico avevano lo scopo di “liberare” l’Italia dai vecchi Stati feudali e dalla Chiesa cattolica.
E così in un apparente stravolgimento di alleanze ed amicizie, con la neutralità di francese e con la maligna ed  artata complicità della massoneria inglese che aveva interessi economici e vantaggi commerciali a demolire il Regno delle due Sicilie, l’Italia fu unita. E sappiamo come. La stessa Massoneria internazionale dirigerà successivamente tanti altri eventi con un’abilissima regia: gli scontri che porteranno alle guerre mondiali e la conseguente sconfitta dei grandi nazionalismi italiano, tedesco e giapponese, e alla conseguente divisione del mondo in due blocchi, decisi, a Yalta nel 1945, da Roosevelt, Churchill e Stalin. I due mondialismi materialisti di un’ipotetica Repubblica Universale si spartivano così il pianeta: da una parte il “capitalismo liberaldemocratico, agnostico e tollerante”, dall’altro il “comunismo ateo e totalitario”. Ci sono sempre i “fratelli massonici” dietro le libertà dei figli dei fiori sessantottini così come la diffusione dell’LSD,una strategia mirata della CIA deliberatamente voluta per creare incapacità di pensiero critico .Ci sono sempre loro dietro la guerra tra Russia ed Ucraina, così come ci furono loro nell’ 1989 quando il comunismo crollava e gli Usa, burattini dei sionisti, veri deus ex machina dell’umanità, diventavano i padroni del mondo tanto che Bush nel 1991 affermò che si era giunti all’alba di un “nuovo ordine mondiale”. Ed infatti aveva ragione, hanno benedetto il caos: siamo giunti oggi, di emergenza in emergenza- per limitare sempre più libertà e risparmi privati-  alla deriva di una società multietnica e multiculturale che annullerà tutte le culture e le fedi a cominciare dall’Europa, disarmata intellettualmente e in crisi d’identità, interessata dall’invasione di immigrati provenienti dall’Est, dall’Africa, dall’America Latina e dall’Asia, la maggior parte dei quali di fede musulmana “incompatibile con gli ordinamenti civili occidentali che crea incomprensioni e problemi di convivenza, ma che ai progressisti,ai custodi del politically correct e proprietari dei mezzi di comunicazione ( che condizionano le menti di improbabili radical-chic o di semplice gente generosa che non ragiona se non con il cuore), la cosa sembra non importare. John Foster Dulles, presidente della Fondazione Rockefeller tristemente preannunciava, in piena Seconda guerra mondiale: «Un Governo mondiale, la limitazione immediata delle sovranità nazionali, il controllo internazionale di tutti gli eserciti e di tutte le marine, un sistema monetario unico, la libertà di immigrazione nel mondo intero». E la Chiesa che avrebbe potuto essere l’ultimo baluardo di difesa se non si adeguerà a queste strategie mostruose non sarà che una pedina già fortemente compromessa dal di dentro, “corrotta moralmente ed in balia di scandali sessuali, battaglie per la soppressione della veste talare, matrimonio dei preti, revisione dei dogmi in funzione del progresso universale, sconvolgimento della liturgia, l’Eucarestia ridotta a un semplice simbolo della comunione universale ed il vecchio Papato ed il vecchio sacerdozio abdicanti di fronte ai preti dell’avvenire”.
 Numerosi e “striscianti” simboli massonici e satanici ci sommergono, adottati anche da cantanti ed attori inconsapevolmente diventati sterco globalizzato in indotta confusione gender, cibo sintetico e cavallette. Influencer che veicolano messaggi subliminali o attraverso i loro simboli: la piramide e l’occhio onniveggente, la squadra ed il compasso, l’archipendolo o la cornucopia; berretti frigi,alberi della libertà, la livella che, fintamente, alludeva all’uguaglianza, i fasci consolari dell’autorità romana, il caduceo simbolo della pace conquistata grazie all’abbattimento delle tirannie, Brutte storie. Alla fine non ci resta che aggrapparci a tutti i valori allora demonizzati e banditi dal NWO (Nuovo Ordine Mondiale): attacchiamoci alla famiglia e ai suoi valori, rispettiamo il nostro passato, riscopriamo le nostre tradizioni,il cibo,gli usi e i costumi della nostra Terra, ancora una volta fondamentali per non perdere l’ identità che siamo riusciti a conservare accogliendo tutti i popoli che hanno avuto bisogno di noi. Ma soprattutto coltiviamo amore.

Patrizia Stabile
Nell’immagine  di  Angelo Martino una stampa sacra sanfedista, con una croce istoriata con, ai lati, i sovrani borbonici; al centro vi è Sant’Antonio che impugna la bandiera borbonica e San Gennaro; in basso a sinistra un angelo scaglia fulmini contro il demonio che trascina nelle fiamme dell’inferno l’albero della libertà giacobino spezzato con in cima il berretto frigio e la bandiera tricolore e sotto il motto “Muore la Libertà e Viva sua Maestà”; a destra raffigurazione delle esecuzioni dei liberali con due impiccati ed un terzo in corso d’impiccagione da parte del boia, sotto la scritta “Morte dell’infami Giacobini”. La scritta in latino invece recita ” Nos autem gloriari oportet, in Cruce, Domini Nostri Jesu Christi”, noi dobbiamo gloriarci nella croce del Signore nostro Gesù Cristo