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‘O Doje ‘e Garibarde: una ricetta da due soldi, così come il personaggio a lui ispirata. Ma gli spaghetti, al contrario, sono davvero buoni.

A Napoli , popolo “maccaronaro” e “mangiafoglie” per antonomasia, gli spaghetti si sono sempre mangiati con le mani  in quanto la forchetta viene consacrata definitivamente, così come la conosciamo, da un inventore partenopeo, nell’800.

Lo descrive la scena memorabile del film con Totò, Miseria e Nobiltà, e ne scrive  Alessandro Dumas padre ”Il mangiatore del volgo si fa forchetta di due dita, solleva i maccheroni o i vermicelli mezzo palmo sopra la bocca e poi, facendo un lieve movimento di girazione a spirale, ve li caccia dentro senza sporcarsi nè scottarsi” 

Cosicchè, nella seconda metá dell’ Ottocento, quando il pomodoro riuscì a trovare quel suo spazio meritato-pur essendo importato sin dalla scoperta delle Americhe-per le strade di Napoli si vendeva la pasta “tre garibarde”, cioè con il pomodoro e  con il formaggio e costava tre soldi in quanto aveva tre ingredienti (pasta, formaggio e sugo) a differenza della versione tradizionale e piú economica che si chiamava “o doje” (il due),che  costava due soldi ed era fatta solo di due ingredienti: pasta e pecorino.

La ricetta prevede quindi un sugo tirato fatto con 400 grammi di pomodori ( soffritti con l’aglio imbiondito)  e 400 gr di pasta tolta al dente e versata nella padella del sugo, fatto mai mantecare. Alla fine un bel pò di formaggio pecorino, a chi lo desidera.

Buon appetito.

ph. storiaincucina