Skip to content
Olocausti? Ricordarli bene, ricordarli tutti

Olocausti? Ricordarli bene, ricordarli tutti

“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.”

Un giorno importante se davvero servisse a ricordare tutti gli Olocausti, perché tanti, troppi, sono i genocidi commessi dall’uomo con l’intenzione mirata di distruggere -o colonizzare- un gruppo etnico, razziale, linguistico o religioso, secondo la definizione all’art. 2 della Convenzione ONU del 1948 sul genocidio.

Ma, come spesso accade, l’accento si è posto esclusivamente sulla tragedia ebraica dimenticando volutamente gli altri olocausti. Persecuzioni razziali scientemente obliate, interi popoli costretti a convivere non solo in una condizione di assenza di identità ma anche di giustizia.

Si fa fatica a farne un elenco perché sicuramente ne dimentichiamo altri, ma come non menzionare il massacro di quei 100 milioni d’indiani d’America relegati oggi, in gruppo sparuto, dopo campagne di sterilizzazione alcolismo, nelle riserve? E che dire di quelli in Guatemala, in San Salvador ,dei desaparecidos argentini ? E perché non si parla mai della indotta carestia ucraina, delle vittime dei gulag, dei bombardamenti Nato, braccio armato della finanza globale, a Srebrenica ? Lo sterminio degli armeni cristiani da parte dei turchi, guai anche a nominarlo e i curdi gasati da Saddam, i morti del Darfur, del Ruanda, di Timor Est, della Cambogia se vogliamo guardare fuori la nostra finestra.

Ma volendo scrutare a casa nostra?

L’Italia è complice non solo della mancata commemorazione di tutti questi olocausti, ma, aggravante, ha volutamente dimenticato quello compiuto con l’Unità d’Italia ai danni del popolo del Regno delle due Sicilie, con l’intenzione di eludere, se non elidere, domande imbarazzanti su documenti in parte desecretati o semplicemente “ben custoditi” che acclarano quanto di brutto abbia comportato l’invasione delle truppe piemontesi e la conseguente e forzata unione nata sul sangue, sul tradimento, sulla criminale legge Pica, sulle deportazioni. Italiano è il primato del primo lager in Europa della fortezza piemontese di Fenestrelle così spregiudicatamente celebrata nei documentari televisivi come un meraviglioso baluardo dei vecchi confini del Regno Sabaudo omettendo di dire che si trasformò in un vergognoso luogo di deportazione del popolo meridionale . Ecco cosa scrivevano le cronache del tempo: «Per vincere la resistenza dei prigionieri di guerra, già trasportati in Piemonte e Lombardia, si ebbe ricorso ad uno spediente crudele e disumano, che fa fremere. Quei meschinelli, appena coperti da cenci di tela, e rifiniti di fame perché tenuti a mezza razione con cattivo pane e acqua e una sozza broda, furono fatti scortare nelle gelide casematte di Fenestrelle e di altri luoghi posti nei più aspri siti delle Alpi. Uomini nati e cresciuti in clima sì caldo e dolce, come quello delle Due Sicilie, eccoli gittati, peggio che non si fa coi negri schiavi, a spasimar di fame e di stento tra le ghiacciaie! E ciò perché fedeli al loro giuramento militare ed al legittimo Re!».
“Ognuno vale non in quanto è, ma in quanto produce”, la frase che campeggia all’ingresso di Fenestrelle, è riconducibile a quella che “accolse” i russi quando liberarono gli ebrei ad Auschwitz: “Il lavoro rende liberi”.

Ha senso ricordare alcuni genocidi se a noi non viene concessa nemmeno la memoria del nostro? Memori del monito che recita:”Chi non onora i propri morti, onorerà, prima o poi, i morti di altri popoli” e dell’ode foscoliana “I Sepolcri” che ci ricorda di disprezzare l’uomo che non conserva il culto dei morti fra i suoi valori spirituali più preziosi, a noi questa scelta è stata vietata semplicemente per bieche volontà politiche e opportunismi amorali.

Patrizia Stabile