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IL SUD ERA POVERO E POCO INDUSTRIALIZZATO ? NO

Prima parte

LO SVILUPPO ECONOMICO DELLE “ITALIE”

Il presente articolo è di commento alla suindicata tabella, ed inoltre vuole
approfittare della stessa tabella per sviluppare qualche spunto. Che cosa è dunque
questo riquadro che stiamo esaminando, è una serie di dati storica che riguardano il
PIL per abitante, un dato economico di cui si parla molto oggi anche a sproposito, in
ogni caso non è nient’altro che il reddito di un paese o territorio diviso per abitante,
in pratica il reddito medio o pro capite, ovvero l’indicatore del benessere economico
di ognuno di noi attraverso l’analisi dei nostri redditi, gli stessi che ognuno dichiara
nella sua brava dichiarazione al fisco. La tabella è estratta dal sito della Treccani,
quindi un fonte prestigiosa e attendibile. Una cosa dobbiamo notare subito, i dati
partono dal 1871 ovvero da 10 anni dopo l’unità d’Italia, in effetti è più difficile
trovare dati antecedenti l’unità stessa, eppure riflettendoci dovrebbe essere una
cosa normale trovarli, cosa cambia in fondo tecnicamente dal 1871, 10 o 20 anni
prima, certo potrebbe essere un caso, o piuttosto non lo è, magari vi è qualcosa da
nascondere, diceva lo storico politico italiano Andreotti: a pensar male si fa peccato
ma spesso ci si azzecca. Comunque esaminiamo questi dati della Treccani e partiamo
dal primo dato cronologico del 1871, leggiamo e pensiamo magari che il dato sia
sbagliato, infatti possiamo leggere che la Campania ha un reddito superiore a quello

medio italiano, ed in particolare ha un reddito maggiore rispetto a due importanti
regioni del nord come Piemonte ed Emilia Romagna. Eh sì sembra proprio che ci sia
un errore, come è possibile che la Campania sia fra le regioni più ricche d’Italia, che
sia più ricca di Piemonte ed Emilia, lo sappiamo bene che le popolazioni del nord
Italia sono da sempre operose e virtuose, mentre quelle del sud Italia sono corrotte
e fannullone. Io volendo posso aggiungere in questo senso un aneddoto che mi
riguarda personalmente, quando lessi che il Banco di Napoli al momento dell’unità
aveva riserve valutarie sei volte superiori agli altri stati preunitari, pensai ad una
fake news, era qualcosa di troppo contrastante con tutte le nozioni culturali e la
percezione della realtà che io e non solo io avevamo sempre avuto. In realtà poi ho
dovuto constatare che quell’affermazione era assolutamente vera, così come sono
assolutamente veri i dati della tabella suindicata, che sono della Treccani, quindi di
fonte assolutamente attendibile ed autorevole, e mi permetto di aggiungere anche
per nulla meridionalista.
Qual è allora la vera realtà storica? Il Regno delle due Sicilie, quello che è oggi il
disgraziato Sud, era al momento dell’unificazione ampiamente il più ricco fra gli stati
preunitari, i conquistatori guidati dai Savoia avevano in realtà il vero scopo di
depredare, distruggere e saccheggiare i territori duosiciliani, il tutto peraltro con
l’appoggio alle spalle delle potenze coloniali francese e britannica, e non certo degli
scopi tanto nobili come certa propaganda di parte ci ha sempre fatto credere.
I dati del PIL e del reddito medio immediatamente precedenti all’unità sono difficili
da trovare proprio perché, seguendo Andreotti, vi è qualcosa da nascondere, e
probabilmente mostrerebbero in modo ancora più evidente queste differenze che
oggi sembrano incredibili.
Sul sito stesso della Treccani si esamina poi il decorso successivo dello sviluppo
economico italiano constatando che nei 150 anni successivi le regioni del Sud non
hanno conosciuto lo stesso sviluppo economico ed industrializzazione delle altre,
senza dare nessuna vera e consistente spiegazione di ciò. Sarà stato allora che le
popolazioni ex duosiciliane sono diventate tutte improvvisamente fannullone e
corrotte? La realtà è chiaramente un’altra, e cioè che i poteri dello stato italiano da
150 anni a questa parte hanno sempre operato una politica in danno, distruzione ed
emarginazione dei territori del Sud Italia.
Quindi qual è il reale significato della cultura imperante che ci fa comprendere senza
ombra di dubbio che il Nord Italia è “da sempre” operoso e virtuoso, mentre il Sud
Italia è “da sempre” corrotto e fannullone, se ci riflettiamo questa cultura ci appare
come nient’altro che una banale teoria razzista, qualcuno potrebbe anche credere
che tali teorie hanno un qualche fondamento, io mi posso semplicemente limitare a
ricordare, senza dilungarmi troppo sull’argomento, che vi è stato già chi ha
ampiamente dimostrato che tali teorie sono tutte sciocchezze. Io però posso
aggiungere una mia conoscenza personale, riguarda un effetto psicologico valido sia
a livello individuale che collettivo, se da sempre ad un individuo gli fai credere di

essere inferiore costui finirà per comportarsi come se lo fosse davvero, io ho notato
che questo effetto è verificato nella realtà, ed è ciò che è accaduto alla nostra
popolazione ex duosiciliana. Io noto anche un altro effetto, senza ipocrisia
dobbiamo notare che in tutte le popolazioni del mondo solo una minoranza di
individui sono realmente brillanti, gli altri sono a livello medio basso, questo vale sia
territori sviluppati che per quelli non sviluppati, ma mentre per i territori sviluppati
che godono di una rendita di posizione questo ha meno effetto, per i territori meno
sviluppati questa circostanza forse, ma posso sbagliarmi, può essere di freno alla
rinascita di tali territori.
Comunque, in conclusione, esistono certamente delle possibilità e dei metodi per
realizzare la rinascita economica di aree territoriali come quelle del Sud Italia, ma è
assolutamente necessario che vi siano dei poteri statali che si impegnino seriamente
e correttamente a tal scopo, ed ancor più necessario che vi sia una popolazione che
sostenga tali poteri.

Seconda parte

 

Il presente articolo è il prosieguo del mio precedente articolo: Lo sviluppo economico
delle “Italie”. Cosi come il precedente parte da una serie storica di dati economici pe
verificare ed affermare che, per quanto questo possa apparire oggi a qualcuno non
vero o verosimile, le condizioni di sviluppo ed economiche dei territori duosiciliani
non erano affatto inferiori a quelle del resto del territorio italico al momento
dell’unità d’Italia, anzi. Già nel precedente articolo si era visto come ad esempio la
Campania vantasse all’epoca uno dei redditi procapite più alti d’Italia, cosa che
sembra incredibile oggi, e questo tenendo perdipiù conto che il dato a disposizione
si riferiva al 1871 ovvero a già ben 11 anni di distanza dal fatidico 1860 nel quale
erano cominciati il saccheggiamento e la distruzione dei nostri territori ex
duosiciliani altrimenti magari il dato poteva essere ancora migliore.
E quindi già si è cominciato in questo senso a comprendere che i tanti luoghi
comuni, le tante credenze, ed i tanti falsi storici, che affermano che i nostri territori
sono da “sempre” più sottosviluppati ed arretrati, e perdipiù secondo qualcuno,
certo stupido ma il mondo è pieno di stupidi, noi ex napolitani e siciliani siamo da
“sempre” più corrotti e fannulloni, peraltro in questo ultimo caso realizzando una
banale teoria razzista degna appunto di stupidi, orbene tutto ciò è, ammesso che

mai ci fosse stato qualche dubbio, un clamoroso falso, come dimostrato da semplici
dati storici.
Ora richiamo l’attenzione sulla tabella sopra allegata, come si può vedere riporta dei
dati risalenti al 1861, ovvero a poco dopo la cosiddetta unità, e contiene dei dati
sempre economici sulle quantità di popolazione attiva dei diversi stati e territori
italici, seguendo la divisione preunitaria, appunto al 1861 ovvero ad unità appena
avvenuta.
Da parte dei meridionalisti si è sempre detto che i territori napolitani e siciliani
ovvero duosiciliani prima della mala unità avevano già avviato l’industrializzazione
ed erano in questo ad un livello non inferiore se non anche migliore rispetto agli altri
territori italici, si può verificare ciò? Direi che una verifica in tal senso ci può venire
proprio dai dati contenuti nella tabella sopra allegata, dove abbiamo i numeri della
popolazione attiva per ogni singolo territorio, tali numeri sono divisi per settore di
attività, chiaramente sommandoli si ha poi il numero della popolazione attiva totale
per ogni territorio. Un metodo semplice ed inoppugnabile per verificare il grado di
industrializzazione di un territorio è quello di rilevare la percentuale di popolazione
attiva impegnata nell’industria rispetto al totale della popolazione attiva.
Cosa ci dice in tal senso la tabella? Ebbene, incredibile ma vero secondo quello che si
potrebbe credere oggi, al 1861 la percentuale di popolazione attiva impegnata
nell’industria era al 30,1% per le Province Napoletane, al 38,5% per la Sicilia, e solo
al 19,2% per Piemonte e Liguria ed al 28,1% per la Lombardia. Quindi che si evince
da questi dati? Che sì la percentuale di popolazione attiva impegnata nell’industria
era più alta ed anche sensibilmente più alta nelle Province Napoletane ed in Sicilia
rispetto alla Lombardia ed ancor più rispetto a Piemonte e Liguria.
In conclusione sì i meridionalisti dicono il vero, i dati che abbiamo a disposizione ne
sono una clamorosa conferma, i territori duosiciliani erano decisamente anche più
industrializzati degli altri territori italici al momento dell’unità. Questa importante
verifica se da un lato ci rallegra perché ci fa capire quanto giusto, corretto,
importante e prezioso sia stato il lavoro dei meridionalisti, dall’altro ci addolora
anche molto perché ci fa comprendere quanto tanto male la mala unità ha fatto
storicamente ai nostri territori tanto da far sembrare oggi queste sacrosante verità
incredibili agli occhi dei più.
Dott. Ciro Tarallo, attivista meridionalista