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"L'INVENZIONE DEL MEZZOGIORNO" di NICOLA ZITARA in pdf
“L’invenzione del Mezzogiorno” è la descrizione di come, ‘manu militari’, il capitale, gli affaristi e le banche tosco-piemontesi abbiano espropriato il Sud delle sue banche, vale a dire lo scheletro creditizio dell’economia meridionale e del primo capitalismo italiano, che vide in Napoli l’unica metropoli a cavallo tra Settecento e Ottocento nella penisola. Colonialismo, perciò, non in terre selvagge, ma di conquista su terre competitive col Nord; un Nord dove spesso la condizione contadina era peggiore. Non accumulazione primitiva tramite la tratta degli africani o su indios immiseriti, ma su una popolazione impoverita radicalmente da una conquista militare e dal furto dei propri strumenti di credito e delle terre. E questo un discredito al farsi dell’Italia? No, qui non si discute il farsi l’Italia, si discute la creazione di una colonia strumentale allo sviluppo del Centro-Nord. L’obiezione che ci fu il plauso per quanto operato sul piano politico-militare da parte di una fascia della borghesia meridionale non è un’obiezione, ma la conferma della lettura di Zitara. Ogni colonia basa il suo perdurare sull’esistenza di una borghesia in loco, che rappresenta il tramite con la metropoli colonialista. Questo volume è una storia finanziaria, è un importante strumento per la storia generale già tratteggiata nei classici saggi di Zitara “L’unità d’Italia: nascita di una colonia” e “Il proletariato esterno”.
di Jaca book

LEGGERE “L’INVENZIONE DEL MEZZOGIORNO” di NICOLA ZITARA

Introduzione di: Giacinto Di Lorenzo
Io sono nessuno.
Non sono uno scrittore, né un giornalista e tantomeno aspiro a diventarlo…
Sono un lettore, uno come tanti, con grado di istruzione medio-alto, che leggendo dei libri, ha scoperto delle cose di storia, che filano secondo la logica ed i documenti.
Grazie a queste cose, ho dovuto ripensare alla mia identità collettiva, intesa come quella cosa che si forma nell’adolescenza in rapporto alla comunità, al proprio paese ed al proprio Stato, nell’anelito forte di identificarsi in qualcosa al di fuori di se!
Ed ho letto altri libri…
Con la storia raccontata fuori dai libri di scuola e soprattutto da un altro punto di vista, quello dei vinti, è stato chiaro fin da subito, che viviamo in un paese fondato su miti falsi ed inventati, che raccontano di un’epopea fatta di uomini saggi ed altruisti, circondati da probi padri della patria, ma che, non si sa come, dopo pochi anni cedono la scena a ladri e profittatori.
Che strano, no? Anche per chi ci crede, nella storia del risorgimento narrata ed edulcorata da libro cuore, capisce immediatamente che qualcosa non quadra, ma, è rassicurante e va avanti!
Il mito del risorgimento crolla presto quando, come dice Zitara, andiamo a vedere le gambe che stavano sotto il mezzo busto di Cavour! Eppure con la Storia troviamo sempre un Barbero che con due faldoni consultati ed il favore dei media ci dice che siamo malati di fantasia. Con l’economia invece, è più difficile: i risultati si vedono!
E se non crediamo con Lombroso, che siamo tutti inclini noi meridionali, a delinquere o sfaticati ed incapaci di intraprendere, dobbiamo capire bene cos’è successo e da dove siamo partiti quando ci hanno liberati. E il racconto economico di Zitara, è pregno e fecondo e descrive bene il principio di un paese nato male e divenuto peggio. Nulla è cambiato, lo teniamo sotto i nostri occhi; e mai cambierà!
Beh! È chiaro che con l’identità italiana è andata a finire male! Un paese disomogeneo fatto geograficamente di fratelli-coltelli ed in verticale strutturato in modo familistico e feudale, che mai è diventato comunità, non offre spiragli e non offre futuro. Fa diventare tutti apolidi! Ma con la possibilità di ritrovarlo da emigranti, quando dimentichi il peggio e ricordi il meglio che dipinto di nostalgia diventa identità.
L’Italia delle piccole patrie era un grande paese e non occorreva Garibaldi per farlo più grande, occorreva intelligenza e lungimiranza per costringere i fratelli in una sola entità statuale. Ma per le grandi nazioni sono più importanti i mezzi usati per raggiungere uno scopo, che lo scopo stesso: a mezzi infimi corrispondono nazioni infime! E non poteva essere altrimenti per il paese di Machiavelli e dei machiavellici.
Zitara con i suoi numerosi scritti è come il Battista che grida nel deserto: sarà solo un precursore? Questo si vedrà…
“Siamo stati un grande popolo, abbiamo una grande storia. Non c’era alcun bisogno che arrivasse Garibaldi per insegnarci la libertà, sapevamo difenderla per antiche virtù, l’avevamo difesa in cento passaggi della storia. Siamo stati grandi quanto gli altri, qualche volta più degli altri. Siamo stati civili quanto gli altri, qualche volta più degli altri. Il nostro passato non è lontano millenni, come si racconta, ma solo centocinquant’anni. E’ necessario che la coltre di bugie che circonda la nostra identità collettiva sia fugata. La consapevolezza del passato ci aprirà gli occhi e ci permetterà di guardare al futuro…”
Ho letto “L’Invenzione del Mezzogiorno” diverse volte, l’ho capito solo studiandolo.
Il riscatto del sud parte dalla conoscenza dei fatti storici; ma passa principalmente dalla comprensione di quelle che furono e sono le vicende economiche, dall’unificazione ai nostri giorni. L’economia è scienza astrusa e non comprensibile alla gente comune, perciò richiede un enorme sforzo ed una ferma volontà di approfondimento. Per capire e divulgare. Ecco perché le vicende narrate da Zitara, dovrebbero essere alla portata di chi ha a cuore questa terra. Senza, non ci sono sufficienti argomenti, per reggere il confronto con la retorica imperante su quella che viene descritta come l’epopea risorgimentale e che in realtà fu un’epoca di ladronerie, maneggi e falsificazioni.
Con le parole dello stesso Zitara che si rende conto della difficoltà: “… i professori conducono attive ricerche e scrivono monografie qualche volta persino “pericolose”, ma banca, denaro, credito, sono argomenti a sestanti, riservati agli specialisti. I sudditi non possono permettersi di avere incertezze circa l’apoteosi di Garibaldi, né di immaginare le gambe che stavano sotto il mezzo-busto di Cavour. La gente meno ne sa, meglio è. Eppure le vicende connesse a detti temi produssero indicibili tensioni sulla scena politica postunitaria e determinarono la caduta di governi retti dagli epigoni di Cavour, nonché miseria, emigrazione e dure lotte politiche che si protrassero fino al decollo dell’industria padana, a metà del secolo XX. Eppure divulgarli non serve alla storia, serve al presente”
Riassumere, sintetizzare, integrare dove possibile con dati e concetti elementari per aiutare la comprensione, ordinare secondo una logica diversa e, si spera, rendere più fruibile il lavoro immane di Zitara, da lettore ad altri lettori. Questo è l’intento di questo testo, non semplice e non di poco impegno. Ci sono infinite tabelle, una vera sciagura per chi non è abituato, ed ostiche sempre, anche per chi vi è aduso. Ho cercato di renderle parte del testo: ad esso di supporto e dello stesso esplicativo.
Il testo di Zitara oltre che di mole poderosa, ha un target elevato. Si rivolge in primis ai professoroni di regime con i quali confuta le tesi della storia economica ufficiale ed è inoltre condito, giustamente, di recriminazioni e revanscismo, più volte riproposte e ripetute, che spesso distraggono dai fatti e dalla lettura lineare degli accadimenti. Senza meriti, ho cercato solo di ordinare i fatti con la primaria intenzione di fissarli scritti, nella mia mente e l’auspicio di farli arrivare chiari a qualcun’altro. Se dovessi riuscire a portare a Zitara un solo lettore in più e/o alla causa un solo sostenitore, sarò andato oltre lo scopo del lavoro, pur modesto.
La tesi del libro, che Zitara ribadisce più volte e fin dal principio, è che “Il dramma del sud inizia con la cancellazione di una banca di emissione in un’epoca in cui si passava dalla vela al motore, dal carretto al treno e dalla moneta metallica alla carta moneta”. Gli stati preunitari erano paesi diversi con diversi usi e costumi, culture diverse e diversi approcci allo sviluppo, incardinati sulle caratteristiche proprie di diverse popolazioni. La violenza che fu fatta alle Due Sicilie dal punto di vista culturale, fu portata da quegli uomini carichi di arroganza che vi si approcciarono, non come ad un paese straniero, diverso, ma come ad una parte di territorio da assimilare. La cancellazione della banca di emissione, cancellò le strade intraprese per il progresso e soprattutto la ricchezza nazionale, che veniva adoperata per il bene comune, e che da quel momento in poi, cominciò ad operare per un paese altro.
Le operazioni scellerate, bancarie e monetarie, che allora furono fatte per costringere insieme paesi diversi, pur con una matrice culturale comune, trovano nell’attualità, clamorose analogie con le vicende europee, che stanno ponendo le basi di una nuova questione meridionale di proporzioni continentali, fra Nord Europa ed Europa mediterranea. Forse, mai come in questo momento, la storia non ha discepoli e probabilmente nemmeno insegnanti, in quanto, questa è storia nascosta!
Se nelle vicende storiche a carattere economico riportate, vi sembra di guardare un paese storicamente lontano, non lo è! È proprio quello che abbiamo sotto gli occhi che si perpetua con le stesse modalità ed a volte con personaggi riconducibili, a volte per via parentale, a quelli che si incontrano in questo testo.
Dopo aver letto, riletto, compreso, capito e meditato sull’accaduto, dopo essere risalito, all’origine di una identità nascosta e manipolata, con questo lavoro, ho provato a fare qualcosa per me ed il nostro paese , per conoscere il passato e capire il presente, cercando una strada per il futuro.
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è possibile scaricare il Pdf del libro con l’introduzione di Giacinto Di Lorenzo.