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LA BIBLIOTECA NAPOLETANA DEI GIROLAMINI E MARCELLO DELL'UTRI
LA BIBLIOTECA NAPOLETANA DEI GIROLAMINI E MARCELLO DELL’UTRI.
Triste storia, di un furto, degna di un film.
Cosa hanno in comune il mafioso Dell’Utri (uno dei tanti colletti bianchi, amico del Berlusca nonchè uno dei fondatori di Forza Italia) e la Biblioteca napoletana dei Girolamini di via Duomo che possiede uno dei patrimoni librari più preziosi d’Europa nonché un importantissimo archivio musicale operistico, Aperta al pubblico nel 1586, è la più antica di Napoli e seconda in Italia dopo quella Malatestiana di Cesena?
Beh, un’ignobile partita di ragioneria: ENTRATA/USCITA.
Parte di quei migliaia di volumi preziosi sottratti dal criminale ex Direttore del museo il barese Marino Massimo De Caro sono stati ceduti a quell’ignobile vermiciattolo acculturato mafioso che solo per aver commesso peculato meriterebbe di marcire doppiamente in galera… Sgamati ,condannati, costretti a restituire i libri mancano all’appello ancora tanti altri testi .
Il preziosissimo dell’Utopia di Tommaso Moro, poi fu ritrovato a casa di Dell’Utri.
“Massicci furti e le falsificazioni di importanti libri da parte di De Caro, e le sue attività «politiche», essenzialmente come brasseur d’affaires per conto del suo protettore, Dell’Utri, che fa nominare De Caro consigliere del Ministro dei beni culturali e poi direttore dei Girolamini. De Caro gli regala alcuni dei preziosi volumi rubati. I due sono sotto processo per associazione a delinquere.
De Caro non esita a rovinare i libri per cancellare tracce della loro provenienza, e sistematicamente distrugge la memoria di quelli rubati, facendo scomparire dai Girolamini cataloghi storici, asportando dai libri note di appartenenza, distruggendo antiche etichette” ( cit.Giancarlo de Vivo  )
Nel 2021 Dell’Utri fu assolto dal Tribunale. La Procura di Napoliaveva chiesto 7 anni accusato di peculato. Una barzelletta: il fatto non sussiste, dicono i giudici. Ma questa è l’Italia che arresta e tiene in carcere chi ruba una scatoletta di tonno al supermercato.

 

Chi per trenta denari vendette Gesu’ , chi per trenta milioni di euro ( lascito testamentario per Dell’Utri da Berlusconi) invece portera’ nella tomba segreti e complotti e… libri.
Patrizia Stabile per Sud100cento
P.s. Attualmente l’ex galeotto ricopre il ruolo di presidente della Fondazione Biblioteca di via Senato e ha fondato il Circolo Dell’Utri, intitolato a se stesso.
Per chi volesse approfondire c’è tutta la sordida storiaccia.
Di seguito riporto uno stralcio dell’accorato appello che uomini di cultura fecero all’allora Ministro dei Beni Culturali
Signor Ministro,
Le scriviamo a proposito dello stranissimo e increscioso affare che riguarda l’attuale direzione della Biblioteca Nazionale dei Girolamini a Napoli, una delle biblioteche storiche più gloriose d’Italia, nata dalla passione culturale della congregazione di San Filippo Neri. Per volontà di Giovan Battista Vico, in essa confluirono i libri di Giuseppe Valletta: pegno vivo di una stagione in cui Napoli era un crocevia del pensiero filosofico europeo e vera capitale della Respublica literaria universale.
Dopo le enormi perdite e trasformazioni di altri fondi librari avutesi nell’Ottocento, Napoli possiede ormai quest’unico esempio particolare di biblioteca pubblica di origine preunitaria, magnificamente coerente nell’architettura e nelle raccolte in essa ospitate: un organismo che un tempo si affiancava perfettamente alle biblioteche universitarie e alla Nazionale, così come avveniva e avviene in altre antiche capitali italiane, dove però le analoghe biblioteche di origine conventuale, principesca o erudita sono state meno decimate, e svolgono tuttora una funzione preziosissima (si pensi all’Angelica, alla Casanatense, alla Corsiniana e alla Vallicelliana di Roma, o alla Laurenziana, alla Marucelliana e alla Moreniana di Firenze).
Le chiediamo come sia possibile che la direzione dei Girolamini sia stata affidata dai padri filippini, con l’avallo del Ministero che ne è ultimo responsabile, a un uomo (Marino Massimo De Caro) che non ha i benché minimi titoli scientifici e la benché minima competenza professionale per onorare quel ruolo. E perché questa scelta sia stata fatta in un Paese e in un’epoca affollati fino all’inverosimile di espertissimi paleografi, codicologi, filologi, storici del libro, storici dell’editoria, bibliotecari, archivisti, usciti dalle migliori scuole universitarie e ministeriali, e finiti sulle strade della disoccupazione o della sotto-occupazione (call centers, pizzerie, servizi di custodia).
Le chiediamo inoltre di spiegarci come mai Marino Massimo De Caro, sebbene del tutto estraneo al mondo della biblioteconomia e della funzione pubblica, abbia avuto e abbia comunque curiose implicazioni con i libri, che lo portano tuttavia nel mondo del commercio, facendo emergere fin qui – sempre e soltanto – episodi degni di essere vagliati non da una commissione di concorso, ma dalle autorità giudiziarie (sia pure con l’auspicio dell’innocenza).
….
Le chiediamo infine, nel riconsiderare con molta attenzione la scelta di Marino Massimo De Caro come direttore dei Gerolamini (nonché come Suo consigliere personale), di voler creare una commissione pubblica d’inchiesta sull’amministrazione passata e recente di questa biblioteca, prima che la memoria storica dei Gerolamini rimanga affidata soltanto a una maestosa architettura ferita e umiliata, tragicamente solitaria nel cuore di una rete mondiale di traffici rapaci.